Padre Piero Gheddo (1929-2017) è stato un giornalista che ha raccontato il mondo in lungo e in largo. Un protagonista unico dell'animazione missionaria in Italia.
Tuttavia, pochi sanno della sua passione per i racconti di avventura. Tra i vecchi libri di una antica libreria napoletana a basso profitto ho trovato, per caso, un libretto tascabile grande come uno smartphone, di quelli che stavano in una mano come i famosi Bignami, dal titolo "Pionieri del West". Scritto nel 1958, è ambientato nel 1836 quando ci fu lo storico accordo di pace, Dawes Act, fra coloni bianchi e pellerossa. Racconta la storia di un missionario, padre Giorgio, che si trova, a suo malgrado, preso dentro il conflitto tra "rossi" (pellerossa) e "bianchi" (soldati del Governo Federale). Diciotto capitoletti, il penultimo chiamato "Il sacrifico del missionario", dove appunto padre Giorgio viene ferito mortalmente da un traditore, un meticcio dell'Oklahoma chiamato Jackson che si era messo in testa di rubare il tesoro dei rossi. Ma l'eroico comportamento del missionario non sarà inutile e riporterà la pace tra i due schieramenti oramai decisi a massacrarsi gli uni con gli altri. Nella vicenda, c'è anche un certo Burton, che Gheddo definisce uno "scorridore della prateria" il quale vuole vendicarsi. Odia i pellerossa Chippewa perchè avevano ucciso, molti anni prima, sua moglie e rapito suo figlio Marco poi cresciuto, senza che lui lo sapesse, pellerossa dal nome Aquila Rossa, appunto. Insomma, Jackson e Burton fanno di tutto per scatenare la guerra tra rossi e bianchi. Chi comanda i due schieramenti sono Occhio di Falco e il maggiore Oppenheimer di origine tedesca che ogni tanto impreca "Zum Tuefel!" e "Herein!" il quale, fiutato l'imminente pericolo, affida la figlia Annelise a padre Giorgio con lo scopo di portarla in un luogo più lontano dal fortino di Saint Patrick dove era accasermato l'avamposto dei soldati al suo comando. I due, tuttavia, con altri soldati di scorta, vengono catturati dai pellerossa e portati nel loro accampamento, dove Annalise incontra Aquila Rossa, alias Marco, e i due si innamorano. Il missionario, chiamato dai pellerossa "vestenera", anche se loro prigioniero, riesce a convincere Occhio di Falco a non attaccare il fortino e a trattare pacificamente con il maggiore Oppenheimer e offre se stesso come mediatore e ostaggio. Ma questo farà nascere la rabbia incontrollata in Jackson che, andato a monte il suo piano, sparerà il colpo mortale a padre Giorgio proprio mente "vestenera" sta trattando la pace tra le due fazioni.
Naturalmente il libretto di circa 180 pagine è arricchito dai termini in uso tra i ragazzi di allora quando si giocava a "indiani e cowboys": scalpo, mocassini, tomahawk, lingua biforcuta, penne colorate, tepee, calumet della pace, totem, Manitou, ma anche altri non comuni come trapper, rolling praire, hommany, pemmican, wigwam, uose e nomi di luoghi conosciuti come Mississippi, Montagne Rocciose e ignoti come Saskatchewan. Termini certamente ripresi dai racconti sul Far West di Fenimore Cooper, uno sopra tutti "L'ultimo dei Moicani" che Gheddo deve aver letto da ragazzo.
Il racconto è poi illustrato dai disegni puliti e precisi di Bruno Maggi, in parte influenzati dalla scuola argentina del fumetto, ancora molto imitata prima dell'arrivo dello tzunami americano, cioè delle pubblicazioni di massa della Disney e in seguito dell'Universo Marvel.
Insomma, padre Gheddo era destinato a diventare un autore di racconti pieni d'imprevisti e di peripezie, ma poi cambiò strada pubblicando libri di saggistica in formato normale, quali "Il risveglio dei popoli di colore" e "Giornalismo missionario in Italia" iniziando un diverso percorso di informazione su personaggi e luoghi del mondo più ponderato e meno avventuroso.
È comunque interessante come già negli anni '50 si metteva tra le mani dei più giovani libretti tascabili da leggere, come oggi si fa con i lettori di libri digitali: sono cambiati i tempi e i contenuti, ma il format ha avuto successo.
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